Semaforo della Marina Militare
Capo Figari
Capo Figari
La Storia può passare anche da un apparentemente insignificante puntino bianco. E il nostro puntino bianco è il semaforo di capo Figari che, dalla sommità dell’imponente promontorio a 342 metri di altezza, domina silenziosamente Golfo Aranci e gran parte della Gallura. Una sorta di faro ormai spento, la cui posizione fa sì che sia visibile da lunghe distanze anche nelle giornate meno terse, e ci ricorda con discrezione il suo piccolo ma non trascurabile ruolo nel recente progresso.
Inaugurato l’11 marzo 1890, divenne parte integrante del sistema di fari e semafori segnalatori della Regia Marina, col compito di comunicare e fornire indicazioni sia per le navi di passaggio che per quelle sulla rotta per Olbia; tale funzione veniva esercitata mediante l’utilizzo di combinazioni di bandiere, segnali o apparati semaforici ad asta. Nel 1905 venne acquistato dalla Difesa, che vi integrò una funzione di vedetta e avvistamento destinata a incrementarsi nei turbolenti decenni successivi.
Il semaforo risalente alla fine del 1800 ha l’importanza storica davvero notevole; proprio qui Guglielmo Marconi portò a termine le sue scoperte scientifiche sulle radiocomunicazioni. Nell’aprile del 1930 in un punto imprecisato della costa laziale i tecnici guidati da Guglielmo Marconi stavano preparando un impianto radio elettrico a fascio direzionale, sulla lunghezza d’onda dei 10m, orientato su Golfo degli Aranci. Il 23 maggio 1930 la nave Elettra diresse su Golfo Aranci dove da alcuni giorni su Capo Figari un collaboratore, l’ingegner Monachesi con i suoi aiutanti, era impegnato nell’allestimento delle apparecchiature necessarie al compimento degli esperimenti in programma.
I risultati raggiunti furono entusiasmanti, ma ciò nonostante qualche scienziato americano, invidioso del genio italiano pose in dubbio le scoperte scientifiche. Per fugare ogni dubbio il 6 agosto Marconi si imbarcò sull’elettra, con una commissione governativa, facendo rotta per Golfo Aranci. La mattina sucessiva tutte le apparecchiature necessarie all’esperimento furono sbarcate, trasportate su Capo Figari e installate sulla terrazza del semaforo, a 342 m sul livello del mare. I segnali arrivarono quasi immediatamente. Di questo risultato Marconi fu orgogliosissimo e a tale riguardo egli diceva:
“Come vede, ancora una volta i così detti teorici si sono sbagliati, ed io senza tanti calcoli, senza tante teorie, ho provato che le micro-onde hanno nella loro propagazione un comportamento diverso da quello delle onde luminose”.
“Sono lieto di comunicare che ieri, per mezzo di apparecchi a onde ultracorte di piccola potenza, utilizzanti onde di cinquantasette centimetri e forniti di riflettori portatili, abbiamo potuto comunicare chiaramente tanto radiotelegraficamente quanto radiotelefonicamente da Rocca di Papa a Capo Figari, in Sardegna, attraverso una distanza di duecentosettanta chilometri, presenti i rappresentanti del Ministro delle Comunicazioni. Il risultato è assai importante per la scoperta fatta della possibilità di comunicare mediante le onde ultracorte, anche a distanze maggiori di quelle che risulterebbero teoricamente possibili a causa della curvatura terrestre”, telegrafò Marconi il giorno successivo. “Sento di poter dire che con queste esperienze sono state investigate per la prima volta alcune delle pratiche possibilità di una gamma di onde elettriche finora inesplorata, ed una nuova tecnica, destinata ad estendere considerevolmente il già vasto campo delle applicazioni delle onde elettriche alle radio-comunicazioni, è stata creata”, scrisse in seguito.
Ma anche in questo caso il destino si rivelò beffardo: proprio la riuscita di questo esperimento determinò un ulteriore sviluppo nelle comunicazioni, per cui entro pochi anni gran parte delle navi in circolazione si dotarono di apparecchi radio sempre più sofisticati, in grado di trasmettere tra i vari porti e gli altri battelli senza più necessità delle stazioni semaforiche, che caddero inesorabilmente in disuso. La stessa sorte toccò all’osservatorio di capo Figari, idealmente sedotto e abbandonato proprio dal successo che aveva contribuito a creare. La sua attività durò ancora pochi anni, col potenziamento delle funzioni di vedetta durante l’ultima guerra, fino al progressivo abbandono. Nel 2006, infine, passò dalle Forze Armate all’Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna.
Nonostante gli anni, tuttavia, il semaforo non è stato dimenticato; oggi è meta di numerosi escursionisti che si inerpicano faticosamente lungo gli oltre tre chilometri di ripido sterrato per ammirare la cornice naturalistica e lo splendido panorama che fa da sfondo. Dal 1995, inoltre, “rivive” per un giorno all’anno grazie alla bizzarra ma suggestiva cerimonia dell’International Marconi Day, in cui alla fine di aprile gruppi locali di radioamatori ripercorrono collegamenti e trasmissioni tra più di 60 stazioni storiche marconiane in Italia e nel mondo.
È impossibile non provare reverenza di fronte a questa importante eredità storica e tecnologica. Tutto il complesso, nonostante i tre fabbricati da cui è costituito mostrino innegabili segni di disfacimento, manifesta intatta un’austera imponenza, soprattutto la struttura principale con la sua mole di oltre dieci metri. Su tutto svetta la vecchia asta semaforica ormai corrosa dalla ruggine, in bilico sul tetto oggi non più accessibile per i crolli.
Una volta entrati nella impressionante sala principale, vero e proprio cuore pulsante del semaforo, si è colti da una strana sensazione: quasi di trovarsi in una realtà parallela, dentro un edificio dalla curiosa forma di una nave arenata, dai cui oblò si contempla in silenzio il mondo sottostante.
La passegiata richiede poco meno di un’ora tutta in salita ma la strada è larga e ben battuta con possibilità di incontrare i mufloni, capre dalle corna ricurve. Arrivati in cima lo spetttacolo è impagabile.
Sorgente Sardegnaabbandonata.it: Semaforo di Capo Figari, Golfo Aranci
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