Lucertola di Bedriaga

di Golfo Aranci

Lucertola di Bedriaga

Lucertola di Bedriaga

La lucertola di Bedriaga per quanto facilmente confondibile con la similare e maggiormente diffusa Lucertola Campestre, è una specie rara che si pensava insediasse territori solo montani, ma che in realtà si è scoperto abiti anche zone particolarmente rocciose fino al livello del mare, specie in particolari luoghi della Sardegna. Si fa risalire la sua presenza sul territorio sardo al Terziario ed è ormai considerata un endemismo sardo-corso.
Il muso è allungato con la testa appiattita e di forma triangolare con le squame sopratemporali non piegate sui lati della testa. Il colore è quasi sempre sullo scuro con toni verdastri, giallo-verdi o brunastri sempre con ornamenti che formano un decoro a reticolo. Risulta sempre priva di strisce dorsali o di quelle attorno agli occhi. Ha una lunghezza del tronco che varia attorno agli 8 cm con la coda lunga circa una volta e mezzo il corpo che in totale raggiunge anche i 25-30 cm. Le zampe sono ben staccate dal tronco munite di 5 dita uncinate e le posteriori più lunghe. I giovani sono simili agli adulti con la differenza di un colorito più chiaro e un alternanza meno marcata degli anelli di squame sulla coda.
Abbastanza adattabile ma come tutti gli animali ectotermici (che regolano la temperatura in base a quella esterna) preferiscono zone non eccessivamente fredde, rocciose e con possibilità di ampi ripari, non riesce a resistere senza acqua ma sopporta bene la mancanza di cibo (ragni, altre lucertole minori, insetti…). Caccia con scatti fulminei dalle posizioni di avvicinamento e appostamento essendo molto veloce e un’abile arrampicatrice.
Risulta a sua volta occasionalmente predata da piccoli animali come ricci, gatti selvatici e anche dal corvo imperiale. Passa le ore notturne in anfratti, scaldandosi ai primi raggi del sole e restando attiva nelle ore meno assolate del giorno.

Protezione:
Specie protetta L.R 23/98. Rara a livello sia regionale che europeo. A rischio la sua sopravvivenza a causa dell’esiguo numero, dei danneggiamenti dell’habitat a causa dell’uomo e di incendi.

A cura di Massimo Velati