Il Cormorano
di Golfo Aranci
Sono uccelli migratori e occupano preferibilmente sempre le stesse zone riproduttive e bacini di alimentazione, adattandosi però facilmente ai cambiamenti derivanti da carenza di cibo o mutamenti nelle acque. Il volo è veloce, possente, con il collo proteso in avanti e può coprire molti chilometri fra i bacini di alimentazione e le zone di riposo.
Condivide il territorio con molti altri uccelli marini e con un suo parente, il Marangone dal ciuffo.
Entrambi sono simili per il colore del piumaggio dai riflessi verde scuro, ma mentre il Cormorano ha un colore maggiormente scuro, il Marangone possiede appunto il caratteristico ciuffo da cui deriva il nome.
Si cibano quasi esclusivamente di pesce con un fabbisogno giornaliero che si aggira attorno al 15-20% del proprio peso (circa 500g di pesce al giorno come media), e possiedono una tecnica di caccia efficace e molto adattabile. La caccia avviene per singoli pesci con un inseguimento subacqueo a profondità dal metro fino alla decina e per una durata di immersione attorno al minuto. Se invece vi è la possibilità di cacciare pesci di piccole dimensioni in banchi, i cormorani cacciano in gruppo in modo da aumentare le possibilità di predazione. Occasionalmente si cibano anche di crostacei e alghe; con queste ultime per lo più viene costruito il nido.
Risulta essere un animale sociale, che alterna momenti di solitudine a riposi in compagnia su supporti sia naturali che artificiali (specie nei porti e nei pontili); spesso infatti lo si può osservare nella tipica posizione ad ali aperte per fare asciugare le piume semi impermeabili.Protezione:
Il cormorano è stato a rischio di estinzione e per questo motivo protetto dal 1965 e con una direttiva europea dal 79. Da allora ha intrapreso una rapida crescita e ora risulta non essere più a rischio. Esiste però un conflitto fra il cormorano e i colleghi umani che usano il mare come sostentamento; questi ultimi infatti sembrano attribuire all’animale una quantità di danni da predazione impossibile per il numero e per le capacità dell’uccello il quale si ritrova ad essere un capro espiatorio di condizioni mutate delle acque (inquinamento e climatici) e abuso dei bacini di pesca. Non rischiando più l’estinzione non è stato più inserito fra le specie di uccelli protetti dal 1997, ed è pertanto decaduto l’obbligo di adottare misure speciali di protezione e salvaguardia. Resta in ogni caso il divieto di caccia o di cattura.
A cura di Massimo Velati