Bellissimo cucciolo di muflone, la femmina adulta si chiama Mufla

Ovis Musimon

Cucciolo di muflone

Cucciolo di muflone

Il muflone è un endemismo sardo-corso e risulta essere l’unica pecora selvatica italiana. Lo si ritiene il progenitore della comune pecora domestica con la quale è anche possibile farlo incrociare e ottenere meticciamento.
Animale di medie dimensioni ha una corporatura robusta e adattata ad un ambiente di montagna roccioso e scosceso, pesa dai 30 ai 50 Kg e la sua altezza al garrese varia dai 70 cm al metro con una lunghezza di 100-130 cm, possiede una corta coda, orecchie piccole e solo nel maschio si presentano due vistose corna spiralate permanenti.

Cucciolo di muflone

Cucciolo di muflone

La femmina è di dimensioni più piccole (e nella variante corsa può presentare due piccoli abbozzi cornei). Caratteristica è la colorazione del manto a pelo corto e ruvido, che subisce due mute annuali, una invernale con toni bruno scuro quasi neri, folto su tutto il corpo compreso collo e gola sulla quale forma una sorta di gorgiera, e una primaverile che varia dal bruno chiaro quasi al rossastro. Colore permanente nelle mute è invece il bianco della maschera sul muso (la quale rivela anche l’età dell’individuo), delle “calze” e della zona anale su cui spicca il colore della coda. In alcuni esemplari di razza pura sarda, dopo il secondo anno di vita, compare anche un’altra caratteristica macchia bianca, sulla schiena all’altezza dei fianchi, detta “sella”.
Il comportamento sociale è diverso per maschi e femmine, queste ultime vivono in greggi di una ventina di esemplari comandati da una femmina anziana, assieme ai piccoli e ai maschi fino al massimo di tre anni e qualche adulto che vive ai margini del gruppo. I maschi normalmente formano piccolissimi gruppi autonomi fino alla stagione degli amori in cui iniziano i conflitti presso i greggi di femmine. Gli scontri avvengono in maniera similare a quelli delle capre selvatiche, con cozzate di corna molto rumorose e lotte a corna incrociate in cui i contendenti si spingono con il corpo.

Censimento mufloni anni 90

Censimento mufloni anni 90

Non sono animali particolarmente territoriali, possiedono ghiandole odorifere e si stanziano in zone che trovano adeguate per il cibo e restandovi, scelgono di preferenza quelle rocciose e ricche di macchia mediterranea, lecci e sughere cibandosi di quasi tutte le erbe (graminacee e leguminose prative), le piante dure e coriacee (fogliame, arbusti, piante xerofile) e frutti; risultando così molto adattabili a cambi derivanti da necessità o da spostamenti forzati. Motivo quest’ultimo per cui il muflone è stato introdotto in tutta Europa e si è diffuso nella catena alpina e negli appennini.
Usano molta attenzione quando si muovono e in genere alcuni esemplari sono sempre di sentinella. Se rilevano un pericolo i mufloni emettono un caratteristico suono soffiando con il naso, simile ad un forte sibilo, oppure se sono ancora piccoli (sotto i sei mesi) belano portandosi presso la madre. Dopo il segnale di allarme possono seguire gesti di minaccia quali lo scuotere della testa o il battere degli

Censimento mufloni anni 90

Censimento mufloni anni 90

zoccoli (specie nei maschi) e/o l’allontanarsi cercando una posizione di vedetta da cui controllare la fonte della minaccia. Se spaventati o colti di sorpresa possono fuggire confusamente, per riprendere il controllo e cercare riparo, o un punto di visuale, solo dopo alcuni balzi.

È sicuramente una emozione riuscire a incrociare un muflone o vederlo allontanarsi nella macchia, o ancora essere osservati dall’alto di una roccia, ma non è semplice avere questa possibilità. Più facilmente, però si troveranno solo i segni del suo passaggio, sia come orme, sia come escrementi che risultano molto simili a quelli di una pecora comune o di una capra essendo feci formate da “pillole fecali” di piccole dimensioni depositati in mucchietti sul terreno.
Protezione:
Specie protetta con Legge Regionale n.32/1978. Animale raro ed è stato a rischio di estinzione. Ora si denota un leggero aumento degli esemplari anche a seguito di allevamento e protezione.

Con il veterinario Dott. Roberto Serra, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e il gruppo della protezione civile “Monte Ruju” di Golfo Aranci.

A cura di Massimo Velati